Dr.ssa Emanuela Iappini
“Ci sembra di vivere un incubo, mia figlia è sempre stata solare, chiacchierona, piena di amici e di voglia di fare…da qualche settimana si è incupita, sta chiusa in camera, piange, è lunatica…guarda il piatto, piange…e si chiude in camera. Cosa possiamo fare? Ci sentiamo confusi e impotenti”
Queste sono le angosce e le domande che i genitori improvvisamente si trovano a gestire. Probabilmente sono le vostre stesse domande.
E’ molto difficile capire perché i disturbi alimentari insorgono ed è molto difficile risalire ad un evento scatenante.
Spesso non vi sono spiegazioni semplici nonostante possa sembrare illogico che un figlio si impedisca di mangiare quando ha fame, o che si veda grossa quando si vedono le ossa.
E’ un disturbo molto complesso che, come ricordo sempre ai genitori che seguo, ci vuole tanta pazienza.
Innanzitutto se ci sono fratelli in famiglia, va loro spiegato il problema nei termini giusti. Nonostante il disturbo condizioni inevitabilmente l’equilibrio della famiglia è molto importante la trasparenza e la conoscenza del disturbo, raccomandando ai fratelli di dimostrare sensibilità verso il fratello in difficoltà ma anche liberandoli della responsabilità, ci pensano i genitori ai bisogni di ogni figlio e i fratelli devono continuare a pensare ai propri bisogni.
La manifestazione più evidente del disturbo alimentare è la modificazione delle abitudini alimentari. Tuttavia il sintomo principale riguarda la distorta e negativa immagine di sé. In tanti anni non ho mai incontrato una pazientina con una buona autostima (vale anche per i maschi, sono meno ma sono sempre più frequenti), generalmente si sentono inutili e di poco valore.
Se c’è una sorella, spesso si confrontano con lei perdendo su tutti i fronti e durante la terapia generalmente emerge un’invidia presente da anni.
Avere a che fare con una figlia o un figlio con Anoressia o altro disturbo alimentare mette davvero a dura prova. Se vi capita di aggredire vostra figlia verbalmente, di perdere la pazienza è umano ma cerchiamo sempre di ricordare che:
- vostra figlia non ha scelto di ammalarsi, anche se in questo momento è talmente fragile che ha paura di guarire perché il peso che scende la fa sentire forte come non si è mai sentita
- se nega il problema non è perché vuole rendervi la vita difficile o perché è un’irresponsabile ma perché la negazione del problema rientra nella patologia, riflette le sue paure
- nonostante in questo momento possa apparirci forte e determinata, la malattia è solo il riflesso di un disagio forte che ha trovato una scorciatoia per ridurre l’eccessiva angoscia
- cercate di ricordare quando vi capita di sgridarla che le ragazze sono annientate dai sensi di colpa e spesso cercano di uscire da questo problema più per voi, che vi vedono così soffrire, che per se stesse…ma questo non lo si vede quando combattono contro i mostri durante il pranzo
- Comprensione e affetto più che si può. Contenimento e non angoscia. Cercate di osservare l’atteggiamento del terapeuta, deve essere di preoccupazione e quindi di attenzione ma non angosciato sennò le paure aumentano e il loop non si ferma. Spiegatele la vostra preoccupazione e il vostro desiderio di aiutarla anche se lei lo rifiuta. Comunque ha bisogno di sapere che voi la amate nonostante tutto e la osservate affinchè i limiti siano ben presenti a tutti
- Fatevi aiutare affichè vostra figlia riceva un approccio genitoriale condiviso. Lo stesso approccio dovrebbe valere per tutta la famiglia, nonni compresi.
Affrontare un disturbo alimentare è terribilmente faticoso sia per i ragazzi che per la famiglia.
Spesso i primi sintomi insorgono con l’inizio della pubertà poiché non è facile gestire le ansie e i cambiamenti del corpo che comporta questo passaggio. Non solo il corpo che cambia ma anche la pressione delle aspettative sia da parte degli adulti che dei compagni, l’emergere della sessualità, la lotta per l’indipendenza, i frequenti sbalzi di umore, la preoccupazione per problemi che fino a poco prima non avevano minimamente considerato.
Preoccupazioni e ansie che possono far credere ad alcuni di loro di aver perso completamente il controllo della loro vita e quindi spingerli a ricercarlo in forme diverse per non cadere a pezzi.
Controllare la fame e vederne i risultati diventa vitale, inimmaginabile farne senza.
Ribadisco sempre e non mi stancherò mai di dire che intervenire quando il disagio della ragazza sta diventando consistente cioè non è più collegato ad una situazione specifica ma comincia a mantenersi nel tempo, piuttosto che più avanti quando i sintomi sono palesi offre una possibilità di risoluzione molto più efficace e veloce.