Gli anni della scuola primaria tra autonomia e dipendenza

Gli anni della scuola primaria tra autonomia e dipendenza

Prepararsi all’ingresso della scuola primaria non è facile, benchè sia associato a bellissime emozioni di attesa e curiosità, è un momento faticoso sia per i bimbi e forse ancor di più per i suoi genitori, le mamme in particolare.

La maggior parte dei bambini affronta con entusiasmo infatti l’inizio perché eccitati dal nuovo status di bambini “grandi”, che finalmente possono comprare zainetto, astuccio, libri e quaderni. I genitori tendono invece ad essere ansiosi, come in ogni fase del figlio in cui richiede maggiore autonomia. Ansia che il genitore cerca di nascondere o confondere ma che spesso viene trasmessa “indirettamente” al figlio, ansia che il figlio cerca di “restituire” attraverso qualche sintomo.

Verso i 6 anni tutti i bambini vivono la transizione dalla propria casa alla scuola. Ciascuno verrà da esperienze diverse (nido, nonni, genitori…) ma per tutti la scuola è una cosa nuova. Il bambino si deve adattare a far parte di un gruppo dovendo soddisfare molte più richieste di prima. Le aspettative aumentano e sono diverse: dovrà adattarsi alle regole della maggioranza che non sempre sono in armonia con i propri bisogni individuali.

Possono riemergere problemi legati alla separazione perché il bambino è spaventato dalla prospettiva di una giornata lunga fuori casa in cui può sentirsi insicuro rispetto alla figura dell’insegnante meno accogliente e materna rispetto alla maestra della scuola dell’infanzia; può sentirsi grande perché va a scuola ma piccolo perché non sa come comportarsi.

 

Nella scuola primaria si ha uno spostamento dell’attenzione dall’acquisizione dell’identità, delle abilità sociali e dell’autonomia ad abilità della sfera educativa: regole e limiti, oltre che all’abilità della sfera cognitiva. La questione delle regole va in primo piano: da una parte sentono il bisogno di seguirle e dall’altra la riluttanza a farlo.

Ciò che il bambino vive a scuola condizionerà inevitabilmente il rientro a casa, è importante che il genitore lo tenga presente:

durante la giornata i bambini devono tenere un certo comportamento dovendo rispettare delle regole e quando rientrano a casa possono sentirsi molto indipendenti e orgogliosi, per cui se a casa vengono trattati non tenendo conto di questo passaggio, sentiranno che il loro “diventare grandi” è ancora molto precario, sminuito per cui si ribelleranno.

E’ importante quindi aumentare le loro autonomie (potrà cominciare a scegliersi i vestiti per la scuola, dovrà preparare lo zaino da solo con la supervisione della mamma, cominciare a lavarsi da solo etc).

E allo stesso tempo, il bambino che deve stare “controllato” e attento tutta la mattina sentirà il bisogno di ribellarsi alle regole di casa, dove sente di poterlo fare…regredendo!

Il bambino non va “giustificato” lasciandogli fare quello che vuole (i bambini non contenuti sono bambini spaventati) ma bisogna ricordare loro i limiti con empatia e comprensione, non pensando che a casa ci faccia i dispetti visto che a scuola è così bravo!

Spesso le mamme mi chiedono avvilite perché a scuola i loro bimbi sono così bravi e poi quando li vanno a prendere scoppiano nei capricci più infantili quasi a dimostrare che stavano meglio a scuola, o che la maestra è più brava della mamma!

 

Non è niente di tutto questo, la mamma piuttosto che sentirsi inadeguata dovrebbe esserne orgogliosa (benchè so quanto possa essere faticoso!): alla fine della giornata infatti il bambino è esausto e più vulnerabile, vedere la mamma gli fa venire in mente quanto le è mancata facendogli sentire la fatica della giornata, al momento dell’incontro questi sentimenti vengono in primo piano e si sfogano in un tumulto di emozioni infantili.

Sembra convivano due parti nel bambino:

una indipendente che riesce a gestire la scuola e una più fragile e dipendente che si esprime a casa (frattura che permane per tutta la scuola primaria).

 

E’ molto importante che il genitore sappia trovare un giusto equilibrio tra “RICONOSCIMENTO DELLA LORO INDIPENDENZA” / “AIUTO” (SENZA TRATTARLI COME BIMBI PICCOLI).

 

Come fare?

Ascoltandoli, pensare che se sono in crisi mi devo occupare di loro e non del mio senso di inadeguatezza: quando mio figlio comincia a fare i capricci all’uscita da scuola o a casa lo guardo con tenerezza, invece che con rabbia o rassegnazione, gli dico “aspetta, fermiamoci un attimo”, lo abbraccio se ama farsi coccolare oppure mi seggo con lui e parliamo o ci concentriamo su qualcosa se non ama le coccole. Basterà qualche minuto di accoglimento delle sue fatiche per ridargli energia e tranquillità ed impedire a noi mamme di “sclerare”!

 

L’ingresso della scuola primaria implica anche il vissuto dei genitori:

 

emerge più o meno consapevolmente la preoccupazione che nostro figlio possa metterci in cattiva luce con le maestre (il nostro senso di inadeguatezza è sempre alle porte!) e dopo un iniziale sollievo quando le maestre ci rassicurano,

potrebbero emergere in mamme o papà più fragili i sentimenti di gelosia verso la maestra perché ci sentiamo sostituiti da un’altra figura che nostro figlio prende più in considerazione “l’ha detto la maestra!”.

Attenzione a non lasciarsi andare a movimenti di competizione verso la maestra, riuscendola a squalificare a gli occhi del bambino “bè non importa, fai come ti dico io”. E’ un grave errore e faremo del male solo a nostro figlio, non alla maestra, il bambino infatti non si sentirà più al sicuro perché la mamma non ha fiducia nella maestra.

Per imparare a stare in gruppo, ogni bambino deve sentire di avere un rapporto con l’insegnante…deve avere l’impressione che gliene importi di lui, come succede a casa con i genitori.

Se il bambino riesce a gestire la scuola, ad avere un buon rappoto con l’insegnante, e a ribellarsi a casa perchè sente di poterlo fare indica invece un rapporto solido con la mamma che gli permette di andare a scuola fiducioso.

Se la mamma si sente fiduciosa potrà trasmettere a sua volta questa tranquillità al figlio da cui potrà attingere sicurezza per sè stesso rendendolo più forte.

 

Le preoccupazioni, il senso di inadeguatezza, la sensazione di essere rifiutati provocano quella sofferenza da impedirci di capire il vissuto dell’altro! Generando un circolo di insoddisfazione reciproca, paradossalmente alimentando distanza tra noi e nostro figlio, quando invece sentono così forte il bisogno di intimità.

A volte i problemi scolastici sono un riflesso di ciò che accade a casa e viceversa.

il problema di assicurarsi il proprio posto nella scuola primaria può risvegliare le insicurezze del bambino ad esempio rispetto ai propri fratelli generando ripercussioni a casa. E’ molto importante ricordarsi di ciò che sta vivendo nostro figlio e del fatto che forse sta cercando la sicurezza tra le sue mure di casa.

Genitori e figli spesso pensano che bisogna essre imparziali…è chiaro che non sempre questo è possibile e opportuno: IL GENITORE HA IL COMPITO PIU’ DIFFICILE DI SCOPRIRE COSA E’ GIUSTO PER CIASCUN FIGLIO ASCOLTANDOLO NELLE PROPRIE RIMOSTRANZE POICHE’ ASCOLTARE NON SIGNIFICA CHE OTTERRA’ AUTOMATICAMENTE QUELLO CHE CHIEDE.

 

Impedire al bambino di fare il prepotente lo aiuta a tenere sotto controllo i propri sentimenti di collera, se gli viene acconsentito di essere distruttivo si sente insicuro.

Occorre difendere la necessità di trattare tutti i componenti della famiglia con rispetto e dare al bambino gli strumenti per affrontare i comportamenti difficili a scuola trovando altri modi per gestire collera e frustrazione.

Il RISPETTO PER SE STESSI cioè la convinzione del bambino del proprio valore non dipende dal non farsi mettere i piedi in testa e dal diventare il più forte ma dal senso di valore che ha acquisito in famiglia.

I conflitti si possono risolvere ascoltandolo e accogliendo i suoi sentimenti…mantenendo la giusta distanza emotiva per riuscire ad essere obiettivi ed essere in grado di proporre un’esperienza diversa (cosa avresti potuto fare invece di picchiarlo?)

 

E’ importante per lo sviluppo del bambino che possa ribellarsi e criticare, che abbia un proprio punto di vista e che lo esprima…ma è importante che l’adulto mantenga ferma la propria posizione. Per questo è utile riflettere bene prima di prendere una posizione!

     Dott.ssa Emanuela Iappini